Rosalie Levasseur

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Rosalie Levasseurc, busto di J.P. Dumont (1745-1821)

Marie-Rose-(Claude-)Josephe[1] Levasseur (o Le Vasseur), nota all'epoca come Mademoiselle Rosalie,[2] e poi passata alla storia come Rosalie Levasseur (Valenciennes, 8 ottobre 1749Neuwied, 6 maggio 1826) è stata un soprano francese, rimasto nella memoria soprattutto per la sua collaborazione con il musicista tedesco Christoph Willibald Gluck.

Nata nel 1749, era figlia naturale del pittore ventiquattrenne Jean-Baptiste Levasseur e della giovane diciassettenne Marie-Catherine Tournay i quali la legittimarono soltanto nel 1761, celebrando finalmente il loro matrimonio a Parigi.[3] Niente si sa sulla sua formazione musicale e canora, se non che fece precocissima, nel 1766, la sua prima apparizione sui palcoscenici dell'Académie Royale de Musique (Opéra) di Parigi, come Zaide in una ripresa della quarta entrée de L'Europe galante di Campra, nel quadro di uno spettacolo di fragments o (spectacle coupé), genere allora molto in voga. Dopo un anonimo e lungo periodo di noviziato durante il quale fu impiegata come rimpiazzo e soltanto saltuariamente si vide affidare ruoli nuovi, comunque di carattere minore, la sua posizione nella compagnia dell'Opéra mutò radicalmente dopo l'arrivo di Gluck a Parigi, nel 1774. Da un lato, il nuovo maestro si scontrò pesantemente in pratica con tutto l'entourage del teatro parigino, e in particolare con la primadonna in carica, Sophie Arnould, la tensione con la quale si rivelò alla fine insuperabile;[4] d'altro canto, la Levasseur poteva invece godere di appoggi invidiabili: era l'amante di lungo corso dell'ambasciatore imperiale, Florimond de Mercy-Argenteau, connazionale di Gluck, il quale godeva di grande influenza sulla delfina di Francia Maria Antonietta; la delfina stessa, poi, era un'ex-allieva del Kapellmeister tedesco.[5] All'inizio, "Mlle Rosalie" si vide di nuovo affidare una particina insignificante (una donna greca) alla prima dell'Iphigénie en Aulide in aprile, ma quattro mesi dopo, nell'Orphée et Euridice, interpretò il ben più rilevante ruolo di Amore che era stato anche rafforzato con l'inserimento di una seconda arietta non presente nell'edizione italiana originaria. In una lettera indirizzata all'ambasciatore austriaco il 16 agosto, Gluck chiariva in modo esplicito la situazione, assicurando il diplomatico che, nell'attesa di poter organizzare in loco un'efficace scuola di canto, avrebbe nel frattempo dedicato ogni sua attenzione a Mlle Rosalie che contava di far divenire una cantante di rilievo.[6] L'anno successivo quest'ultima subentrò all'Arnould nei ruoli protagonistici di Ifigenia ed Euridice nella riprogrammazione delle due opere (nuova versione della prima e riprese della seconda), dopodiché fu promossa primo soprano della compagnia vedendosi affidare il ruolo del titolo nelle maggiori opere gluckiane successive, Alceste il 23 aprile 1776, Armide il 23 settembre 1777, e Iphigenie en Tauride il 18 maggio 1779.[7] In occasione dei suoi soggiorni parigini del 1776 e 1777 Gluck andò addirittura ad abitare nella casa della cantante.[8] L'inopinata promozione della Levasseur provocò una valanga di polemiche. I chiacchieroni bene informati non mancarono di mettere in rilievo le protezioni altolocate di cui la cantante poteva godere; nuovi versi furono fatti circolare per essere cantati sull'aria "Tous les bourgeois de Châtres" di Claude Balbastre, nei quali si dava dello stupido al conte di Mercy-Argenteau e della sgualdrina alla cantante, definita anzi "regina impudente delle più luride puttane" (reine impudente des plus sales catins).[9] Nel 1778 Mademoiselle Beaumesnil, la più agguerrita delle sue concorrenti (avevano esordito contemporaneamente nel 1766), non esitò ad inviare una lettera al «Journal de Paris» nella quale si lamentava pubblicamente dell'ingiustizia a suo giudizio patita e minacciava di abbandonare il teatro.[10]

La posizione della Levasseur non poté comunque essere scalfita dalla polemiche, anche perché, grazie alle cure dedicatele da Gluck, aveva acquisito una capacità drammatica e una maestria interpretativa prima insospettate, ed ella apparve anche, senza mai comunque brillare troppo per abnegazione, in opere degli altri grandi autori allora in auge a Parigi, da André Grétry a François-André Danican Philidor, da Johann Christian Bach a Antonio Sacchini. Per il grande rivale di Gluck, Niccolò Piccinni, però, creò un solo personaggio, Angelica, all'atto del debutto parigino del compositore pugliese con il Roland, lasciando per il seguito i nuovi melodrammi da lui presentati all'Opéra alle sue sostitute, Marie-Joséphine Laguerre e Antoinette Saint-Huberty. Dopo aver conseguito nel 1782 l'ultimo grande trionfo della sua carriera interpretando la protagonista dell'Électre di Jean-Baptiste Lemoyne, l'anno successivo lasciò alla Saint-Huberty il personaggio di Armida nel Renaud di Sacchini alla sua quarta rappresentazione, dopodiché non risulta che ella facesse alcun ulteriore serio tentativo per continuare a primeggiare sui palcoscenici del maggiore teatro parigino,[11] limitandosi a molto sporadiche apparizioni in riprese di opere precedenti (tra cui l'Iphigénie en Tauride[12] il 21 dicembre 1783), e comparendo per l'ultima volta a corte il 14 giugno 1784 nel ricevimento di gala organizzato per il re di Svezia Gustavo III.[13] Il ritiro ufficiale dagli organici dell'Académie Royale de Musique data dal 1785.[14]

Nel 1783 la Levasseur aveva ottenuto un semestre di congedo dall'Académie in connessione con il suo stato di gravidanza, e aveva dato alla luce, il 14 settembre, un figlio cui fu dato il nome di Alexandre Henri Joseph e che fu registrato come figlio di N.N. La Levasseur continuò il suo ménage con il conte di Mercy-Argenteau, padre putativo del bambino, anche se la notizia di un matrimonio segreto successivamente celebrato tra i due appare destituita di fondamento.[13] Il conte rimase ambasciatore imperiale a Parigi fino allo scoppio della Rivoluzione francese, quando fu trasferito prima al governatorato dei Paesi Bassi austriaci, poi, nel 1794, all'ambasciata a Londra, posto questo che non riuscì in effetti a ricoprire per la sua sopravvenuta morte. La Levasseur era invece rimasta a Parigi, dove soggiornò fino ai giorni perigliosi del 1792, spostandosi quindi in un primo momento nella sua città natale di Valenciennes, e riuscendo poi, dopo la morte del suo compagno di vita, a trasferirsi in successione a Vienna, Paderborn e Neuwied, cosa che comportò il suo inserimento, nel 1796, nella lista degli émigrés, con conseguente confisca dei beni. Nel 1805 riuscì ad ottenere la propria cancellazione dalla lista in forza dell'amnistia napoleonica del 1801, e il 17 settembre dell'anno successivo sposò il vedovo divorziato André Maxime de Fouchier, di diciassette anni più vecchio di lei, ritirandosi quindi a vivere con lui a Le Pecq negli Yvelines. Nel 1810 intese legittimare, in qualche modo, il figlio nato nel 1783, adottandolo formalmente: nell'atto il giovane veniva definito "cavaliere di Noville",[15], e veniva dichiarato residente a Coblenza. Rimasta di nuovo vedova nel 1814,[16] la Levasseur morì nel 1826 a Neuwied, dove si era alla fine di nuovo ritirata a passare i suoi ultimi giorni.[13]

Julian Rushton descrive la Levasseur come una cantante piuttosto poderosa che non flessibile, e in possesso di una buona presenza scenica pur se non avvantaggiata dalla sua figura fisica.[7]

Repertorio originale

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L'elenco dei ruoli creati originariamente da Rosalie Levasseur è tratto principalmente dalla voce sulla cantante contenuta nel libro di Spire Pitou citato in bibliografia. Eventuali scostamenti sono dettagliati in nota a piè di pagina.

personaggio opera autore anno
Amore Théonis Pierre Montan Berton e Jean-Claude Trial 1767
Spinette[17] La Vénitienne Antoine Dauvergne 1768
Flore[18] La Fête de Flore Jean-Claude Trial 1770
Amore/la sacerdotessa[19] Ismène et Isménias Jean-Benjamin de La Borde 1770
Una donna greca Iphigénie en Aulide Christoph Willibald Gluck 1774
Amore Orphée et Euridice Christoph Willibald Gluck 1774
Amore Azolan Étienne-Joseph Floquet 1774
Procris Céphale et Procris André Grétry 1775
Chloé La Cythère assiégée Christoph Willibald Gluck (e Pierre Montan Berton) 1775
Baucis Philémon et Baucis François-Joseph Gossec 1775
Alceste Alceste Christoph Willibald Gluck 1776
Ernelinde[20] Ernelinde, princesse de Norvège François-André Danican Philidor 1777
Armide Armide Christoph Willibald Gluck 1777
Angélique Roland Niccolò Piccinni 1778
Iphigénie Iphigénie in Tauride Christoph Willibald Gluck 1779
Oriane Amadis de Gaule Johann Christian Bach 1779
Andromaque Andromaque André Grétry 1780
Andromède Persée François-André Danican Philidor 1780
Électre Électre Jean-Baptiste Moyne, detto Lemoyne 1782
Armide Renaud Antonio Sacchini 1783
  1. ^ Secondo Rushton. Campardon (p. 127) e Pitou (p. 347) riportano invece "Marie-Claude-Josephe" (scritto senza lineette da quest'ultimo); Prod'homme, (p. 211) attesta infine "Marie Rose Josephe".
  2. ^ La Levasseur volle peraltro modificare, nel 1775, il suo nome d'arte da "Mlle Rosalie" a "Mlle le Vasseur" perché probabilmente non sopportava di essere accomunata alla cortigiana protagonista della commedia Les Courtisanes, ou L'École des Mœurs, pubblicata in quell'anno a Parigi, che l'autore Charles Palissot de Montenoy aveva voluto denominare 'Rosalie' probabilmente proprio con riferimento a lei stessa (il testo della commedia è accessibile on-line presso Gallica - B.N.F.). La cantante continuò peraltro ad essere spesso chiamata con il suo vecchio nome d'arte. Un'altra "Mlle Rosalie" (al secolo Rosalie de Saint-Évreux) fu inoltre attiva negli anni Ottanta del 1700 alla Comédie Italienne, come soprano di opéra-comique, e non va confusa con Rosalie Levasseur.
  3. ^ Prod'homme, p. 211.
  4. ^ Si racconta ad esempio che a un'Arnould che insisteva per avere nuove grandi arie da cantare nell'Iphigénie en Aulide al posto dei continui recitativi, il burbero Gluck rispondesse che, per cantare delle grandi arie, bisognava innanzi tutto saper cantare (Antonia Fraser, Maria Antonietta. La solitudine di una regina, Milan, Mondadori, 2004, p. 130, ISBN 88-04-51311-X).
  5. ^ Pitou, pp. 348. Maria Antonietta salì al trono, come regina consorte, nel maggio 1774 alla morte di Luigi XV, in occasione della quale (e della precedente breve malattia) fu decisa la chiusura dei teatri francesi e la conseguente interruzione del primo ciclo di rappresentazioni dell'Iphigénie en Aulide dopo il quarto spettacolo.
  6. ^ La lettera è citata da Prod'homme, p. 227. Le grandi capacità di Gluck nell'addestramento dei cantanti erano già apparse evidenti nel suo rapporto con il primo tenore dell'Opéra, Joseph Legros, trasformato nel corso delle prove delle due opere del 1774, da dotato usignolo urlatore a fine ed espressivo cantante-interprete. La subitanea evoluzione di Legros lasciò interdetti gli intenditori parigini, che arrivarono a parlare di Gluck come del "più eccitante e teatrale dei compositori", o come di un "incantatore" che faceva miracoli (Patricia Howard (a cura di), C.W. von Gluck: Orfeo, Cambridge, Cambridge Opera Handbooks, 2010, pagg. 71-72. ISBN 0-521-29664-1).
  7. ^ a b Rushton.
  8. ^ Prod'homme, p. 221.
  9. ^ Pitou, p. 348. I versi sono riportati integralmente da Campardon, pp. 128-129.
  10. ^ Pitou, pp. 66-67 (voce: Beaumesnil, Henriette-Adelaïde de Villars DITE).
  11. ^ Pitou, p. 348
  12. ^ Iphigénie en Aulide, secondo Campardon (p. 134).
  13. ^ a b c Prod'homme, pp. 239 e segg.
  14. ^ Campardon, p. 132.
  15. ^ Con riferimento probabilmente alla proprietà di Neuville-sur-Oise che Mercy-Argenteau aveva acquistato nel 1775 per la Levasseur, non lontano dall'altro suo possedimento di Conflans (Prod'homme, p. 226). Ancor oggi una strada sul percorso da Conflans a Neuville è chiamata "rue de l'Ambassadeur" in ricordo delle antiche frequentazioni del diplomatico austriaco (di origine dei Paesi Bassi meridionali).
  16. ^ Geneanet: André Maxime de FOUCHIER.
  17. ^ Ruolo non censito da Pitou, ma risultante dal libretto originale (p. 4; accessibile gratuitamente on-line presso Gallica - B.N.F.). Si trattava di una nuova messa in musica, da parte di Dauvergne, di un libretto di inizio secolo.
  18. ^ Ruolo non censito da Pitou, ma risultante dal libretto originale (accessibile gratuitamente on-line presso Gallica - B.N.F.). Pur trattandosi apparentemente del ruolo del titolo, in effetti la dea Flora, impersonata dalla Levasseur, faceva solamente un breve apparizione nell'ottava scena dell'acte de ballet.
  19. ^ I due ruoli sono censiti da Pitou anche se non si trattava in effetti, in questo caso, di una vera première assoluta, bensì soltanto della prima rappresentazione pubblica di un'opera già data a corte molti anni prima, nel 1763.
  20. ^ Il personaggio non è censito, coerentemente, da Pitou, ma viene qui citato un quanto si trattava della terza versione dell'opera di Philidor, messa in scena per la prima volta nel novembre del 1767.
  • (FR) Émile Campardon, Les Comédiens du roi de la troupe italienne pendant les deux derniers siècles: documents inédits recueillis aux Archives Nationales, Parigi, Berger-Levrault, 1880, II, voce: Levasseur (Marie-Claude-Josephe dite Rosalie), pp. 127-139 (accessibile gratuitamente on-line presso Internet Archive)
  • (EN) Spire Pitou, The Paris Opéra. An Encyclopedia of Operas, Ballets, Composers, and Performers – Rococo and Romantic, 1715-1815, Westport/London, Greenwood Press, 1985 (con particolare riferimento alla voce: Levasseur, Marie Claude Josephe DITE Rosalie, pp. 347-349). ISBN 0-313-24394-8
  • (EN) Jacques-Gabriel Prod'homme, Rosalie Levasseur, Ambassadress of Opera, «The Musical Quarterly», vol. 2, n. 2, aprile 1916, pp. 210-243 (accessibile on-line presso JStore.org)
  • (EN) Julian Rushton, Levasseur [Le Vasseur], Rosalie [Marie-Rose-(Claude-)-Josephe], in Stanely Sadie (a cura di), The New Grove Dictionary of Opera, New York, Grove (Oxford University Press), 1997, II, p. 1158. ISBN 978-0-19-522186-2

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